“Il Qi è la radice dell’uomo”
Nan Jing, VIII difficoltà Tweet
Qi è il vocabolo che chi si avvicina alle discipline estremo orientali (dalla medicina cinese alle arti marziali) incontrerà più spesso, ed è anche quello il cui significato va compreso nel modo più profondo possibile, perché è un termine che si presta a numerosi fraintendimenti: sia perché viene tradotto generalmente come “energia”, parola che spesso usiamo a sproposito, sia perché la definizione di Qi è già controversa in origine, sia perché nella pratica distinguiamo diversi tipi di Qi.
Il carattere
La versione più recente e diffusa del carattere Qi rappresenta, secondo Wieger, i vapori che si alzano dal riso cotto, ancora caldo.
Questa interpretazione ha attecchito bene perché il Qi racchiude in sé contemporaneamente un aspetto più sottile e uno più materiale, entrambi “nutrienti” e coerenti con l’idea di un piatto di riso caldo che emana dei vapori.
In realtà non troviamo questa interpretazione nè nell’antico dizionario etimologico Shouwen (IX sec.) nè nel più recente Kangxi Cidian (1710); in quest’ultimo però si dice che la forma contenente il carattere “riso” è equivalente a Qi scritto con “vapore” e “fuoco”. Il fuoco indicherebbe il calore dell’energia vitale. Il carattere “riso” potrebbe essere stato confuso con il carattere “fuoco”, in quanto piuttosto simili; nei testi taoisti, infatti, spesso troviamo una versione etimologica che rappresenta un uomo che esegue esercizi di respirazione e un soffio sopra di lui. In quest’ultimo caso troviamo il radicale di fuoco in basso, il soffio in alto e l’uomo in mezzo, a costituire l’elemento trasformatore.
Anticamente, secondo Mae Kenzō, il concetto di Qi si è sviluppato a partire dall’interpretazione delle ossa oracolari in rapporto ai sacrifici, in cui erano ricorrenti i concetti di terra e vento e del loro rapporto. Il legame tra vento e il Qi (che probabilmente deriva proprio da “vento”) è molto stretto, tanto che nel Neijing, a volte, sono trattati come sinonimi.
Inoltre il segno che interpretiamo come “riso” potrebbe invece riferirsi alle 8 direzioni della rosa dei venti e alla divisione dello spazio-tempo che si ottiene da successive divisioni dell’unità primordiale da yin e yang fino agli otto trigrammi del Bagua: un carattere antico che significa “dividere”, rappresentato da un coltello e dal numero 8, ha una grafia molto simile. In questo caso si sottolinea la natura aerea del Qi come elemento che pervade le 8 direzioni dello spazio.
Troviamo il termine Qi a partire dal periodo degli Stati Combattenti (435 .C. – 221 A.C.), e fin da subito non c’è stata un’interpretazione univoca: secondo la visione taoista non c’è soluzione di continuità tra materia ed energia, i vari stati della materia derivano dall’aggregarsi e dal disperdersi dello stesso qi che forma le stelle; i processi di creazione e distruzione, la vita e la morte, sono naturali, ciclici, spontanei e derivano da cambiamenti di configurazione di una sostanza in continua trasformazione.
Per i taoisti il Qi non va dominato, ma nutrito e lasciato fluire liberamente, al massimo incanalato come forza di attivazione. Questo è il principio del “non agire”: l’universo è spontaneamente ordinato e l’uomo ne condivide lo stesso Qi, per questo l’equilibrio del corpo e dello spirito si ottengono semplicemente adeguandosi all’ordine naturale del cosmo. Questo è un aspetto particolarmente importante nel pensiero medico.
Per i confuciani, invece, è necessario dominare il Qi: la ragione deve controllare e guidare il flusso naturale delle cose, controllando ogni minimo particolare anche nelle espressioni mimiche e verbali.
Abbiamo accennato al fatto che la definizione di “energia” riferita al Qi è inesatta e limitativa; un breve excursus su cosa si intende per “energia” può aiutarci a capire perché.
Il Qi è “energia”?
“Quanta energia serve alla Morte Nera per polverizzare il pianeta Alderaan?”
Il professor Terry Jones, astronomo, rivolge questa domanda agli studenti nel test preliminare di ammissione al programma di fisica dell’Università del Minnesota: così racconta James Kakalios nel suo La Fisica dei Supereroi, anche se non ci fa sapere che fine fanno gli esaminandi che provano a rispondere.
Non sembra esserci una vera risposta o, meglio, non c’è un modo univoco di ragionare sull’energia. Anche quando attingiamo alla definizione scolastica secondo cui “l’energia è la capacità di svolgere un lavoro” dobbiamo tenere presente che la parola “lavoro” in fisica ha un’accezione diversa da quella comune: è “il prodotto di una forza per lo spostamento del suo punto di applicazione”. In altre parole, è l’azione di produrre un cambiamento di configurazione in un sistema: ha a che fare con la trasformazione, la relazione. Spesso più che dare una definizione ontologica si preferisce delineare cosa fa l’energia, come si comporta, a cosa serve e quali sono i suoi effetti.
In base a queste osservazioni potremmo affermare che per energia di un corpo o di un sistema si intende l’entità delle trasformazioni che esso può indurre sugli altri sistemi con cui interagisce. Tuttavia nessuno dei singoli componenti è di per sé energia.
L’energia si presenta sotto diversi aspetti, che spesso confluiscono l’uno nell’altro: cinetica, potenziale, elastica, nucleare, elettrica, radiante, termica ecc.
Ci sono in effetti dei punti di contatto tra quella che chiamiamo “energia” e il concetto di Qi, ma la correlazione sembra restare parziale: è vero che il Qi è ciò che tutto pervade e mette in relazione, ma è un’energia ordinata, intelligente.
Per il fisico americano Fritjof Capra (Il Tao della Fisica) il Qi è più simile al concetto di campo quantistico:
“Un campo quantistico è visto come l’entità fisica fondamentale: un mezzo continuo presente ovunque nello spazio. Le particelle sono soltanto condensazioni locali del campo, concentrazioni di energia che vanno e vengono e di conseguenza perdono il loro carattere individuale e si dissolvono nel campo soggiacente a esse. (…)
Allo stesso modo del campo quantistico, il Qi è concepito come una forma di materia tenue e non percettibile che è presente in tutto lo spazio e può condensarsi in oggetti materiali solidi. (…)
Come nella teoria dei campi, il Qi non solo è l’essenza soggiacente a tutti gli oggetti materiali, ma trasporta anche le loro interazioni reciproche sotto forma di onde.
(…) Il Qi condensato in materia palpabile non assumeva, in nessun senso, una struttura corpuscolare, ma i singoli oggetti agivano e reagivano con tutti gli altri oggetti del mondo con un comportamento di tipo ondulatorio o vibratorio dipendente, in ultima analisi, dal ritmico alternarsi a tutti i livelli delle due forze fondamentali, lo yin e lo yang. I singoli oggetti avevano quindi i loro ritmi intrinseci, e questi erano integrati nello schema generale dell’armonia del mondo. ”
In termini di traduzione, le parole “dinamismo” o “relazione” sembrano corrispondere in maniera adeguata; in particolare, “soffio”, richiama in primis il legame del Qi con la respirazione, la leggerezza, la mobilità e la trasformazione, e “flusso attivante” (G. Boschi) ben rappresenta la natura eterea del Qi e la sua diffusione nelle 8 direzioni. Data la complessità e l’ampiezza dei concetti che comprende, tuttavia, preferiamo usare il termine originale Qi.
Quanti Qi esistono?
Il concetto di Qi investe un ambito semantico molto ampio all’interno del quale è facile perdere l’orientamento, per questo è importante riconoscere innanzitutto due categorie generali: Qi macrocosmico e Qi microcosmico.
Il Qi macrocosmico può essere descritto come un campo unificato di materia-energia-spirito in continuo movimento e trasformazione, dotato di un ritmo di aggregazione/dispersione che dà origine a tutte le manifestazioni, che deriva dall’interazione e dall’equilibrio dinamico tra due poli: yin e yang.
Il Qi microcosmico è il riflesso del Qi macrocosmico nell’organismo e si riferisce tanto ai processi fisiologici quanto ai loro prodotti ed effetti; è ciò che permette la comunicazione tra le diverse parti dell’organismo, è elemento di coesione e trasformazione, nonché veicolo di ogni attività psichica.
Qi è il dinamismo, il rapporto che intercorre tra le polarità. Include tutto quello che si muove e si trasforma dentro e fuori di noi: dentro di noi possiamo distinguere un aspetto innato e uno acquisito.
Il Qi è uno solo, ma presenta diverse declinazioni che svolgono ruoli specifici.
Il simbolo del tai ji è quello che riesce a esprimere nel modo più completo tutte le fluttuazioni del Qi.
I principali tipi di Qi sono:
- Zheng Qi o “Qi retto”, fisiologico; è l’insieme dei vari tipo di Qi che hanno la funzione di favorire i processi fisiologici e di proteggere l’organismo dai patogeni.
- Xie Qi o “Qi perverso”; è l’insieme dei fattori patogeni, ambientali, endogeni o legati allo stile di vita, che possono turbare l’equilibrio di un organismo.
- Yuan Qi: Qi del cielo anteriore, ereditario, quello che ci viene trasmesso dai genitori al concepimento e contribuisce a determinare i nostri aspetti costituzionali.
- Zong Qi: è totalmente acquisito e si produce a partire da ciò di cui ci nutriamo e che prendiamo dall’esterno: non solo cibo ma anche respiro, affetti, contesto sociale, interessi. È ciò che diventiamo nella relazione con il nostro ambiente e con la nostra cultura d’origine, per questo è detto anche “Qi degli antenati”.
- Gu Qi; è più strettamente correlato al cibo e alla sua prima trasformazione in sangue ed energia. È influenzato dalle abitudini alimentari personali sia in termini di quantità che di qualità e modalità di assunzione.
- Tian Qi è quello che assumiamo attraverso l’atto respiratorio.
- Ying Qi è il Qi nutritivo in senso più ampio legato soprattutto al sangue. È profondo, stabile, non condizionato da fattori esterni se non in casi di particolare gravità. Ha anche un aspetto cognitivo in relazione a ciò che acquisiamo grazie all’esperienza ed è legata ai sentimenti (qing) e al modo di elaborare le emozioni, che dipende appunto dall’esperienza.
- Wei Qi è un’energia di difesa, profonda, istintiva e non cosciente che regola le reazioni automatiche e le emozioni istintive (kan), e ha il compito di proteggere l’organismo dai fattori patogeni.
- Zang Fu Zhi Qi è l’energia propria di organi e visceri. Il Qi di un organo o di un viscere indica l’insieme delle sue funzioni.
In generale, all’interno dell’organismo il Qi dà l’impulso per tutte le funzioni fisiologiche e ne controlla il corretto svolgimento.