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Athelas

Studio di Medicina Cinese e Discipline Bionaturali

Il Femminile in Equilibrio Dinamico

Introduzione: Estratto dalla diretta del 20/12/2020 per
Poesia: Femminile, Singolare
con Alessandra Prospero

Sul femminile, i suoi significati e suoi significanti molto è stato detto e scritto; quello che vorremmo fare oggi è riportare il femminile al suo grado zero, considerando semplicemente la struttura, l’identità energetica e la relazione con il cosmo, perché riteniamo importante partire da un “io sono” fisiologico prima di arrivare a un “io ci sono” in rapporto a qualsiasi contesto.
Parlare di femminile in Medicina Cinese a molti farà venire in mente l’associazione yin=femminile, yang=maschile. Per ora lasciamola da parte, perché torneremo a comprendere meglio queste definizioni, che lasciate a sé stesse possono disorientare, soprattutto se riferite a un sistema storico-culturale lontano dal nostro nel tempo e nello spazio.

Per comprendere delle dinamiche che non sono solo “cinesi” ma che si manifestano a livello universale, tanto nel corpo quanto nel cosmo, dobbiamo uscire da quella che mi piace definire “la  forma mentis della Venere di Milo a Cassetti”: siamo abituati a mettere in un cassetto lo yin, in uno lo yang, in uno il femminile, in un altro il maschile,  il corpo e l’anima, la materia e lo spirito, la res cogitans e la res extensa e via almanaccando. Nella Medicina Cinese questi cassetti non esistono.

Partiamo da qualcosa di più astratto, almeno apparentemente: un paragone matematico. Come spiega la sinologa Giulia Boschi, è come se noi esprimessimo lo zero (che rappresenta il Dao/vuoto originario) come risultante di +1/-1.
Nel complesso abbiamo sempre zero, ma, introducendo la polarizzazione +/-, per andare verso lo zero dobbiamo fare in modo che +1 si muova verso -1 e viceversa. Questo movimento produce l’energia che dà origine a tutto ciò che conosciamo e di cui facciamo esperienza attraverso i sensi.
Il + e il – sono lo yang e lo yin, che interagendo tra loro generano la molteplicità dei fenomeni. E’ una sorta di trinità: lo yin, lo yang e la loro relazione.
Un altro esempio ce lo offrono i nostri computer: dalle varie combinazioni di 0 e 1 si produce l’infinità di immagini, suoni, colori e movimenti che tutti conosciamo.
Lo yin e lo yang entrano in relazione secondo 4 modalità: lo yin con se stesso e con lo yang, lo yang con se stesso e con lo yin; questa relazione assume una configurazione ciclica (abbiamo un massimo dello yin, un passaggio da yin yang, un massimo dello yang e un passaggio da yanga yin) che, generando un continuo dinamismo, impedisce al + e al – di sommarsi tornando allo zero. Così ha luogo la vita nelle sue innumerevoli manifestazioni e questo è ciò che intendiamo quando parliamo di equilibrio dinamico. Anche i nostri alchimisti conoscevano questo processo e lo esprimevano nella formula “solve et coagula”.
L’elemento fondamentale è la relazione: nulla è yin o yang in senso assoluto, ma c’è sempre un aspetto yin e un aspetto yang in ogni cosa e in ogni realtà: per es, la bocca è più yin rispetto al naso ma più yang rispetto al mento. Se poi immaginiamo di fare uno zoom, il labbro superiore sarà più yang rispetto al labbro inferiore, ma comunque più yin rispetto al naso; ancora, le narici saranno più yang in relazione alle labbra ma più yin rispetto alla radice del naso. Esattamente come in un magnete, c’è un polo elettrico e uno magnetico, e se lo spezziamo ogni frammento avrà sempre un polo elettrico e uno magnetico.

Nei manuali di Medicina Cinese quasi sempre c’è uno schema in cui su una colonna è indicato tutto ciò che yin e su un’altra tutto ciò che è yang. Queste colonne non vanno lette separatamente (creeremmo un “cassetto dello yin” e un “cassetto dello yang“), in senso verticale, ma in orizzontale: ogni aspetto yin è in relazione dinamica con il suo aspetto yang.
E’ più facile in questo modo vedere come lo yang non si identifica con il maschile ma il maschile è una declinazione dello yang, e come lo yin non si identifica con il femminile ma il femminile è una declinazione dello yin.
I questo modo è anche evidente che, come per tutte le coppie yin/yang, il femminile sarà sempre in relazione dinamica con il maschile, non esiste una dicotomia tra i due aspetti; questo è il centro tonale del nostro discorso sul femminile in medicina cinese: una polarità in costante e necessaria relazione con la sua controparte, e un’energia che è presente in entrambi i sessi come emanazione del rapporto macro-microcosmico.
Per questo quando diciamo che la polarità femminile è presente anche nell’uomo (e quella maschile nella donna) non lo intendiamo nel senso junghiano di animusanima ma come dialettica yin-yang, un’interazione tra polarità che esiste già a livello cellulare, atomico e subatomico. Va da sé  che man mano che si sviluppano strutture complesse, da quelle più materiali a quelle più sottili, la dinamica si ripete come un frattale, coinvolgendo dei macro-sistemi che possono essere anche di natura psichica o sociale.

È ormai chiaro che sia yin che yang esprimono le caratteristiche energetiche di una polarità, quindi una qualità dell’energia, non un “dover essere” né tantomeno un giudizio di valore: yang non è meglio di yin, nonostante in alcuni contesti si tenda a considerare le caratteristiche di forza e dinamismo un valore, a discapito della ricettività e della quiete, considerati meno importanti. Esprimersi in questi termini equivale a dire che nella respirazione l’inspirazione è meglio dell’espirazione. E’ evidente che non può essere così e che ai fini della sopravvivenza e della salute è necessario considerare la respirazione nel suo insieme. Per questo non è corretto né da un punto di vista teoretico né da un punto di vista ontologico dire “la donna è yin e l’uomo è yang”, come spesso si sente dire: piuttosto, la donna rappresenta il polo yin e l’uomo rappresenta il polo yang all’interno di un asse dialettico: basta guardare l’anatomia per comprendere che la donna è più yin rispetto all’uomo. Poi possiamo avere, per esempio, persone di costituzione più yang o più yin rispetto ad altre, indipendentemente dal sesso.

Yin, Yang e archetipi

Ormai anche nel linguaggio comune il termine “archetipo” è associato alla psicanalisi: per Jung gli archetipi costituiscono strutture dell’inconscio collettivo; qui  non ci occupiamo della psicologia del profondo, per questo è meglio specificare, come già fatto da Mircea Eliade, che utilizzeremo il termine “archetipo” in senso pre-junghiano e prettamente etimologico, come “modello esemplare” o “paradigma”. In questo senso Yin  e Yang  definiscono due matrici:
Per yang si intende tutto ciò che è attivo e dinamico.  L’ideogramma yangrappresenta il lato della collina esposto al sole, e comprende le idee di luce, caldo, attività, esterno, alto, espansione.
Per yin si intende ciò che è reattivo, accogliente, nutriente. L’ideogramma  yin rappresenta il lato in ombra della collina e comprende le idee di buio, fresco, quiete, interno, basso, contrazione.
Il primo radicale, quello che rappresenta la collina, è comune ai due ideogrammi: non dimentichiamo mai che parliamo della stessa collina, e che il lato illuminato dal Sole dopo qualche ora sarà in ombra e viceversa.

Spesso si associa il femminile a una serie di archetipi, come quelli riconducibili alla luna o all’acqua, ai quali, a ben vedere, attribuiamo delle caratteristiche prevalentemente yin. Nell’accezione di matrice primordiale della vita il femminile è stato accostato all’acqua, l’elemento in cui siamo immersi nel periodo intrauterino e che costituisce la base di ogni struttura vivente e non vivente. L’acqua è anche il simbolo dell’inconscio per eccellenza: l’aspetto materno dell’acqua coincide con la natura dell’inconscio come madre/matrice della coscienza.

Anche l’associazione luna-femminile è antica e importante, e prima ancora di procedere con le associazioni simboliche bisogna considerare gli aspetti linguistici:
in greco “luna” si dice méne, termine di origine indoeuropea come mén (mese), che troviamo anche nel latino mensis (mese). Dalla radice méh derivano anche il verbo metréo (misurare) e il sostantivo métro: il tempo si misurava in base alla luna e alle lunazioni.
Dalla radice indoeuropea deriva anche méter (madre): anche da un punto di vista etimologico “luna” e “madre” si identificavano. Dalla stessa radice, e passando per il greco méne, abbiamo l’aggettivo latino mestruus (mensile) e mestruum (mestruazione).
In greco “luna” si diceva anche, come è più noto, seléne, derivante da sèlas, “splendore”, “luce”. Il latino “luna” ha lo stesso significato: deriva da lux, “luce”, e, ancor prima, dall’indoeuropeo leuk-, “splendere”. Curiosamente, questo ultimo gruppo di significati ha un valore più yang, anche se la luce della luna è certamente più yin rispetto a quella del sole. Tra l’altro, non in tutte le tradizioni la luna è donna: nella mitologia norrena c’erano Sól, la dea del Sole (da cui il tedesco Sonne e l’inglese sun, sostantivi femminili) e Máni, il dio della luna (da cui il tedesco Monde l’inglese moon, sostantivi maschili), mentre Nótt, che governava la notte, era una divinità femminile e Dagr, suo figlio, che governava il giorno, era una divinità maschile: un perfetto esempio di equilibrio dinamico yin/yang.
In una prospettiva più ampia la ciclicità femminile, nel rapporto luna-terra, è stata associata alla Grande Madre sì per la sua capacità generatrice, ma in senso più specifico perché è una capacità generatrice ciclica, ritmica, dunque prevedibile: è questa la caratteristica che ha contribuito allo sviluppo dell’agricoltura, fondamentale patto di “collaborazione” uomo-ambiente.
In una prospettiva ancora più ampia, il potere di generare ha legato il femminile al ciclo vita- morte- vita (generazione/resurrezione/reincarnazione e tutte le possibili declinazioni): ne sono esempi Iside, Persefone, Ishtar e mille altre.

Il sodalizio acqua-luna è sancito dalle maree, che permettono all’acqua di muoversi e prendere parte al ritmo della vita terrestre. Tutta l’acqua è coinvolta in questo processo: dagli oceani alla linfa delle piante all’acqua delle nostre cellule. Non è un caso che in Medicina Cinese di parli di “acque lunari” in rifermento al ciclo mestruale.

Ciclicità e Sangue in Medicina Cinese

Il sangue è alla base della fisiologia femminile, in cui la caratteristica più evidente è il ciclo mestruale; secondo la Medicina Cinese, il sangue è inoltre indispensabile per nutrire l’utero, sostenere la crescita del feto, permettere produzione del latte materno.
L’equilibrio della donna è basato sul sangue, ma è scandito dal Qi, che permette il compimento e la regolarità delle fasi sia nell’arco del mese che della vita: menarca, cadenza del ciclo mestruale, menopausa. Se c’è una gravidanza, anche quella ha le sue fasi, e anch’esse sono governate dal Sangue e scandite dal Qi. C’è bisogno della spinta propulsiva del Qi per muovere il sangue, distribuirlo, spingerlo fuori quando è necessario: in parole povere, a dare un ritmo.
Come ormai sappiamo, non dobbiamo però considerare Qi e Sangue come due entità distinte che si muovono in parallelo, ma come un tutt’uno: la Medicina Cinese considera infatti il Sangue come l’aspetto più materiale (più yin) del Qi.

Le quattro fasi del ciclo (mestruazione, fase post mestruale, ovulazione, fase premestruale) sono delle tappe che segnano delle variazioni cicliche anche da un punto di vista energetico.  Le fasi del ciclo mestruale sono per altro sovrapponibili alle fasi lunari, infatti è piuttosto frequente (e auspicabile) che l’ovulazione coincida con la luna piena e la mestruazione col novilunio; sono due degli esempi più evidenti dell’alternanza yin-yang: abbiamo un massimo dello yang, un passaggio da yang a yin, un massimo dello yin e un passaggio da yin a yang.
Fase mestruale (“del sangue”) – Luna Nuova – giorni 1-7: è il momento in cui il vecchio esce per fare posto al nuovo. Nella Medicina Cinese il sangue mestruale non è considerato in alcun modo “impuro” come è accaduto in altri contesti storico-culturali, ma è semplicemente sangue vecchio che ha concluso il suo ciclo e viene rinnovato. Secondo la medicina classica taoista l’impulso all’avvio del ciclo viene dato dal Polmone, che si occupa di “espellere il vecchio e prendere il nuovo”, come nella respirazione. Questo è il momento in cui l’utero si svuota per preparasi a riempirsi di nuovo e ad accogliere un’eventuale nuova vita. Il sangue àncora lo Shen, legato alle emozioni e alla vita psichica; con il “ricambio” mensile del sangue si rilasciano anche molte emozioni. Questo è uno dei motivi per cui con l’inizio delle mestruazioni il nervosismo che spesso accompagna la fase premestruale sparisce.
La Luna Nuova (o nera) è una luna che non manifesta la sua luce all’esterno. Esprime il massimo dello yin.
Fase post mestruale (“dello yin”) – Luna Crescente– giorni 8-14: è il momento in cui l’utero, ormai vuoto, inizia a riempirsi di sostanze yin, nutrienti, umidificanti, fertilizzanti: liquidi, sangue nuovo (che corrisponde alla crescita dell’endometrio). In questa fase la donna è particolarmente ricettiva e capace di accogliere a tutti i livelli; è il momento in cui l’impulso creativo è più forte, anche da un punto di vista dell’intuizione e dell’ispirazione.  L’ottavo giorno del ciclo è considerato il più fertile perché corrisponde al momento di massimo vuoto dell’utero, e il vuoto è ritenuto un elemento indispensabile per la creazione in senso lato. Così come la Luna inizia a crescere e riemergere dall’oscurità anche la donna rivolge la sua energia all’esterno e diventa più attiva: lo yang fa sentire la sua progressione man mano che ci si avvicina al 14° giorno.
L’ ovulazione  – Luna Piena – giorni 14- 21. È il momento di passaggio fra lo yin (utero ricettivo, ma in quiete) e lo yang (utero attivo) ed è una fase di grande trasformazione. Luna Piena: è al massimo del suo splendore, più energica e capace di concretizzare e manifestare idee e progetti.
Fase post ovulatoria (“dello yang”) – Luna Calante – giorni 15-21: c’è movimento e aumento del calore (riscontrabile nei picchi della temperatura basale) per permettere lo sviluppo dell’embrione. In questa fase c’è il massimo dell’attività.

Il concetto di ciclicità non è esclusiva del femminile, perché tutta la fisiologia del corpo è scandita da ritmi: abbiamo un ciclo circadiano, uno mensile, i cicli stagionali, quelli del Jing che vanno di 7 anni in 7 anni per la donna e di 8 in 8 per l’uomo, e così via. Tornando al sangue, tutti gli elementi che lo compongono hanno un loro ciclo presente nell’uomo quanto nella donna: le piastrine si rigenerano ogni 7 giorni, i leucociti hanno un ciclo di vita di circa 14 giorni e l’eritropoiesi (formazione dei globuli rossi – che poi vivono fino a 120 giorni ) ha un ciclo di circa 7 giorni. Anche questi possono essere considerati “cicli del sangue”, anche se non sono evidenti come quello mestruale.
Il sangue ha la funzione di portare nutrimento (metaboliti e ossigeno) all’intero organismo; inoltre trasporta e radica lo Shen, che rappresenta gli aspetti emotivi e le istanze psichiche, per questo in Medicina Cinese si dice che il Sangue è legato alle emozioni.
Il legame sangue-emozioni è talmente stretto che se queste diventano patologiche possono restare “bloccate” nel sangue e favorire la formazione di Meridiani particolari, detti Luo, che diventano strumenti di latenza per emozioni che non riusciamo a gestire. È significativo che il trattamento dei meridiani Luo, così legati al sangue, duri esattamente un ciclo lunare.
Naturalmente questo non accade sempre; le emozioni sono fisiologiche, ma possono diventare patologiche quando sono alterate per intensità e durata, e allora, come si dice nel linguaggio comune, “avvelenano il sangue”. Quando questo accade non ne soffriamo solo a livello psichico, ma tutta la nostra fisiologia viene alterata: il battito cardiaco, la respirazione, la digestione, la postura. Anche l’attenzione all’igiene emotiva dovrebbe far arte di un corretto stile di vita, perché, per esempio, non ci nutriamo soltanto di cibo ma anche di emozioni e pensieri, e dovremmo prestare agli stimoli intellettuali e all’ambiente emotivo che portiamo dentro di noi attraverso i 5 sensi la stessa attenzione che prestiamo (ci si augura) all’alimentazione in senso stretto, perché poi dovremo “digerire” anche questi. Ambienti emotivamente tossici, carichi di rabbia più o meno espressa, stress, insoddisfazione, influiranno sulla qualità del sangue e, nel caso delle donne, al momento dell’espulsione di sangue “vecchio” per il “ricambio” mensile, affioreranno tutte le tossine accumulate, peggiorando, per esempio, eventuali sintomi premestruali o altre alterazioni del ciclo.
Lo stesso vale per il modo in cui viviamo o neghiamo la nostra natura, perché l’energia ha bisogno di fluire liberamente e se noi mettiamo degli “ostacoli” a questo flusso il corpo risponderà a modo suo. Anche se in questo contesto siamo focalizzati sugli aspetti del femminile dobbiamo tenere presente che  queste considerazioni valgono per tutti.

Il ciclo mestruale è un processo fisiologico, regolato da meccanismi complessi e mirati a garantirne l’equilibrio, per questo in teoria non dovrebbero esistere disturbi in nessuna della fasi del ciclo, eppure non è quello che succede. Uno degli esempi più comuni, senza spingerci a considerare patologie più serie, è la sindrome premestruale.
La fase premestruale è il momento in cui l’energia fisica è al massimo. Perché allora la SPM è così diffusa?
In questo momento il Qi si accumula nel basso addome per prepararsi a spingere fuori il sangue “vecchio”. Come già accennato, se abbiamo in circolo tossine emotive, è qui che si raccolgono, e se il Qi già abitualmente (per concause legate allo stile di vita o ad altri fattori patologici in corso) ha difficoltà a scorrere liberamente si crea un vero e proprio ingorgo, che la Medicina Cinese definisce “stasi di Qi” e che riguarda soprattutto l’energia del Fegato, che sempre secondo la Medicina Cinese ha proprio il compito di rendere fluida la circolazione del Qi nell’organismo. Quando questa non è fluida compaiono i sintomi che molte donne conoscono bene: gonfiore addominale, pesantezza, ritenzione idrica soprattutto nella parte bassa del corpo, mal di testa, irritabilità e sbalzi di umore. Il Fegato è particolarmente colpito dalla repressione delle emozioni (rabbia in primis) e dallo stress, spesso dovuto alla difficoltà di seguire un ritmo che non è quello fisiologico.

L'importanza di "stare nel ritmo"

La stasi di Qi di Fegato colpisce anche gli uomini, ma quando parliamo di ritmi esiste una sottile distinzione tra uomo e donna.
Come abbiamo visto, il mese femminile è sovrapponibile al mese lunare con le sue quattro fasi. Il mese maschile segue invece un ritmo distribuito nelle 24 ore: i livelli di testosterone sono più alti al mattino, in calo nel pomeriggio e più bassi alla sera. C’è anche una fluttuazione stagionale del livello di testosterone, a seconda delle ore di luce a disposizione.
Secondo la Medicina Cinese, poi, i cicli del Jing (che corrispondono a cambiamenti metabolici e fasi dello sviluppo psichico) della donna vanno di 7 anni in 7 anni, mentre quelli dell’uomo vanno di 8 in 8.
Se la fisiologia femminile segue un ciclo di 28 giorni, naturalmente risentirà dell’adattamento ai ritmi solari, più “maschili”, secondo cui siamo ormai abituati a scandire il tempo, ma soprattutto, al modo in cui viviamo il tempo nel nostro contesto sociale quotidiano, che lo percepisce come lineare quando invece i ritmi naturali, sia maschili che femminili, sono ciclici. In questo caso l’organismo femminile deve compiere un faticoso doppio adattamento.

La vita esiste grazie all’avvicendarsi di yin yang, di ritmi “maschili” e “femminili”;  nel Silmarillion di J.R.R. Tolkien il mito cosmogonico viene descritto come una Grande Musica in cui divinità maschili e femminili intrecciano i loro canti. Ancora, C. S. Lewis nella Trilogia di Perelandrascrive: “Malacandra (Marte) è il ritmo, Perelandra (Venere) è la melodia”. Certamente è possibile far funzionare i propri cicli interiori all’interno di qualsiasi contesto di vita equilibrata; la musica ci insegna che possiamo tranquillamente inserire, per esempio, un 3/4 all’interno di un 4/4, strutturare poliritmie e altre acrobazie ritmiche, ma per farlo bisogna conoscere e padroneggiare il solfeggio, altrimenti il risultato sarà solo quello di andare fuori tempo. L’importante è non agire ostacolando la propria natura. Oggi ci limitiamo a parlare dei ritmi in relazione al femminile, ma questo è un argomento ampio e complesso, che riguarda uomini e donne non solo nelle alterazioni dei loro specifici ritmi fisiologici e delle ripercussioni sulla salute, ma in toto nel rapporto tra macrocosmo e microcosmo.
Questo succede perché la correlazione uomo-ambiente è molto stretta: l’essere umano è soggetto alle stesse regole e armonie che governano l’ambiente in cui è nato e si è evoluto. Per favorire la salute è necessario adeguarsi a queste leggi, adattando i ritmi riposo-attività, sonno-veglia, yin-yang e permettere che nel nostro corpo avvengano le stesse, continue, trasformazioni che avvengono in natura secondo un perfetto equilibrio dinamico.