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Athelas

Studio di Medicina Cinese e Discipline Bionaturali

Coniunctio Oppositorum: Acqua e Fuoco nella notte di S. Giovanni

In capo al porto vi è un olivo dalle ampie foglie: vicino è un antro amabile, oscuro, sacro alle ninfe chiamate Naiadi; in esso sono crateri, anfore di pietra; là le api ripongono il miele. E vi sono alti telai di pietra dove le Ninfe tessono manti purpurei, mirabili a vedersi; qui scorrono acque perenni; due porte vi sono: l'una, volta a Borea, è la discesa degli uomini, l'altra invece, volta a Noto, è per gli dei e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali.

La festa di S. Giovanni Battista, 24 giugno, cade nel pieno dei giorni solstiziali.

Sono giorni considerati sacri, in cui in cui la traiettoria del Sole raggiunge il suo apice settentrionale e si apre una comunicazione diretta fra il visibile e l’invisibile.

Il motivo per cui, analogamente al Natalis Solis Invicti,  una così importante celebrazione solstiziale non coincide con il solstizio astronomico sta nel fatto che nell’antichità  si considerava il momento in cui la discesa della parabola del Sole si percepiva a occhio nudo.

Da un punto di vista astronomico, invece, il solstizio d’estate è il momento in cui il  Sole raggiunge il grado zero della costellazione del Cancro, tra il 20 e il 22 giugno. Arrivato all’apice del suo percorso, qui il Sole sembra fermarsi per un attimo prima di iniziare il suo lungo tramonto annuale.

 Il tropico del Cancro e quello del Capricorno sono due importanti punti di riferimento: nel cielo segnano le declinazioni estreme che il sole raggiunge rispetto all’equatore, e sulla terra difiniscono i punti in cui il Sole appare allo zenit.

Secondo quanto ci tramanda il neoplatonico Porfirio, essi rappresentano due porte: a nord quella del Cancro (Borea, “porta degli uomini”) consentiva l’incarnazione, la discesa delle anime nel piano fisico, mentre a sud quella del Capricorno (Noto, “porta degli immortali”) era la via di risalita, accessibile agli Dei e a chi a essi ritorna, cioè le anime immortali; la prima porta è quella della genesi e della manifestazione individuale, della discesa delle anime nel cosmo; la seconda è quella attraverso la quale si ritorna nel non manifesto.

La festa di San Giovanni Battista rappresenta la via della manifestazione, per questo le usanze relative hanno funzione di protezione per  tutto il creato: i falò accesi nei campi per purificare e fertilizzare il terreno o la raccolta delle erbe curative e la preparazione dell’Acqua di S. Giovanni, che garantisce buona salute per tutto l’anno.

 La religiosità popolare, così come quella davvero illuminata, non ha mai dimenticato i cicli della terra e del cielo, infatti i solstizi ospitano due importanti celebrazioni cristiane: a dicembre la natività del Cristo e a Giugno quella di S. Giovanni Battista. 

Uscendo da una prospettiva di matrice cristiana, nel taoismo si parla di Anteriore al Cielo e Posteriore al Cielo: ciò che si trova nel non manifesto, prima e dell’incarnazione, e ciò che si trova nella manifestazione, cioè dal concepimento in poi.

E’ proprio quando il fuoco del Sole raggiunge il massimo splendore che incontra l’acqua della Luna, astro governatore del segno solstiziale del Cancro. Del resto, ancora il taoismo ci insegna che quando lo Yang raggiunge il suo massimo lo Yin si affaccia alla manifestazione. 

La relazione della Luna con l’acqua (di cui parlo più approfonditamente nell’ articolo Il Femminile in equilibrio dinamico) è ben nota e rappresenta, tra le altre cose, l’ambito dell’elaborazione delle forme: sempre Porfirio spiega che nella la caverna-simbolo del cosmo abitavano le Naiadi, divinità acquatiche che “tessevano” i corpi dei viventi. Anche secondo la Medicina Cinese il movimento energetico Acqua governa la strutturazione delle forme (Eroi, Piante, Acqua e Sangue: Achille e la Porta dei Talloni).

La Luna è, in area mediterranea, uno dei simboli della Grande Madre, e la costellazione del Cancro disegna un crostaceo; secondo molte interpretazioni, questi animali indicherebbero, col loro moto a ritroso, il moto apparente del Sole che si inverte dopo il Solstizio d’Estate. 

In Grecia il Cancro era associato anche all’ octópous, il polpo, emblema della vita allo stato embrionale; è su questo simbolismo che si innestano le riflessioni di Guénon sul significato del glifo astrologico del segno: “Nel simbolo astrologico del Cancro si vede il germoglio allo stato sottile; si tratta dunque non dell’embrione corporeo, ma proprio del prototipo formale, la cui esistenza si situa nell’ambito psichico o “mondo intermedio”

Inoltre questo germoglio è doppio, posto in due posizioni inverse l’una rispetto all’altra, che rappresentano perciò due termini complementari: sono lo Yang e lo Yin, uniti da un simbolo dalla forma simile.”

Nei giorni del Solstizio d’Estate il Sole incontra la Luna nel suo domicilio, cioè nel distretto celeste che essa governa: è qui che Acqua e Fuoco si fondono, insigniti della stessa sacralità e parti di un unico progetto. 

Anche qui, a riprova dell’universalità di alcuni princìpi,  abbiamo delle forti analogie con quello che in Medicina Cinese viene chiamato “asse Acqua-Fuoco”: un asse energetico importante, le cui manifestazioni fisiologiche sono anche profondamente simboliche: il Fuoco, elemento dinamico e massima espressione del calore, compie un movimento di espansione; nell’organismo è legato al Cuore. L‘Acqua, al contrario, prelude al raffreddamento, si raccoglie in profondità ed è legata al Rene. È nell’ Acqua che l’organismo si struttura, ma per vivere ha bisogno del dinamismo del Fuoco, che a sua volta ha bisogno di un supporto materiale per manifestarsi. 

Da un punto di vista esistenziale, ognuno di noi ha un Mandato Celeste, custodito nel Cuore (manifestazione del Fuoco). Per poter vivere e realizzare questo mandato c’è bisogno di un veicolo fisico, fornito dall’Acqua. 

 Si dice che quando il Jing (l'”essenza” depositata nei Reni) incontra lo Shen (le istanze psichiche che albergano nel Cuore) l’unione tra l’Acqua del Rene e il Fuoco del Cuore consenta di compiere il nostro Mandato. Perché questo accada c’è bisogno di un continuo dialogo tra i due poli: L’Acqua deve avvicinarsi al Fuoco andando verso l’alto, per raffreddarlo ed evitare che divampi; Il fuoco deve avvicinarsi all’Acqua andando verso il basso, per evitare che ristagni. Questo è l’equilibrio che permette di restare in contatto con il senso della propria vita.

Nel Solstizio d’Estate tutto questo accade a livello cosmico, e dalle nozze mistiche del Sole e della Luna, dell’Acqua e del Fuoco, ogni cosa riceverà beneficio. In questa prospettiva le ruote infiammate che si fanno rotolare lungo i pendii e i falò sulle colline sostengono la luce del Sole; la funzione del Fuoco è inoltre quella di purificare e fertilizzare i campi. La Luna, che governa le acque, durante la notte attribuirà a esse particolari proprietà: una volta ci si bagnava nei corsi d’acqua e si raccoglieva la rugiada per guarire o mantenere la salute. Nella notte di S. Giovanni Battista l’acqua assume una doppia valenza: quella purificatrice del battesimo e quella nutritiva del latte e della linfa.

Tutte le erbe, purificate e nutrite dall’azione congiunta di Fuoco e Acqua, esprimono al massimo il loro potere; chiodi di garofano, aglio, latte di gallina, lavanda, iperico, artemisia, ruta: ci sono erbe di S. Giovanni per ogni funzione: divinatoria, protettiva, propiziatoria, nutritiva. 

Si può preparare l’acqua di S. Giovanni esponendo alla notte una bacinella d’acqua con foglie e fiori la cui composizione, se pur variabile, dovrebbe sempre comprendere iperico, lavanda e artemisia. In particolare, l’iperico è detto “cacciadiavoli” perché, sistemato sotto la camicia da solo o con altre erbe, proteggeva dalle forze del male i viandanti sorpresi dalla notte. Secondo Ippocrate e Dioscoride il suo nome significa “al di sopra”, ossia al di sopra del potere delle apparizioni oltremondane.

Usato spesso a sproposito in erboristeria occidentale come regolatore del tono dell’umore, in realtà non va usato indistintamente in tutti gli stati depressivi, ma solo in quelli che la Medicina Cinese riconduce al Po, che causano depressioni profonde; in questi casi lo Yang è “prigioniero” nelle profondità dell’organismo e l’iperico aiuta a riportarlo in superficie, perché, essendo una pianta estremamente Yang, compie un movimento energetico di superficializzazione ed esteriorizzazione; spesso, però, quando sono presenti sintomi ansiosi vuol dire che lo  Yang è già troppo in superficie, quindi l’assunzione di iperico potrebbe peggiorare il quadro sintomatologico. Non è una pianta da usare con superficialità: l’ipericina influisce sul fattore coagulante del sangue potenziando anche notevolmente l’effetto degli anticoagulanti; può inoltre ridurre l’assorbimento di anticoncezionali estroprogestinici. 

La prima azione che è stata riconosciuta all’iperico a livello popolare è quella sul sangue: la stessa ipericina conferisce all’oleolito un colore rosso intenso simile a quello del sangue, per questo è stato sempre usato nella cura delle ferite sanguinanti soprattutto come disinfettante, antivirale e antibatterico. Comunemente è usato anche sulle scottature, in analogia con il calore del Sole. 

L’iperico si raccoglie per tradizione nel momento più Yang (mezzogiorno) del giorno più Yang dell’anno (Solstizio d’Estate); è la pianta solare per eccellenza e come tale ha fama di scacciare gli spiriti e le larve che prosperano nell’oscurità.