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Athelas

Studio di Medicina Cinese e Discipline Bionaturali

Primavera tra Cielo e Terra

La vita che conosciamo si è evoluta sul e con il nostro pianeta in un rapporto molto stretto. La terra stessa interagisce con il resto del sistema solare, che è inserito a sua volta in un contesto cosmico. Siamo parte di qualcosa di straordinariamente grande e complesso, un sistema integrato, coerente nelle sue  manifestazioni grazie alle leggi che ne governano gli equilibri e permettono la vita.
Volersi porre al di fuori di questo equilibrio è la principale causa di disarmonia sia a livello individuale che collettivo.
L’uomo vive immerso nel ritmi del cosmo e, a prescindere dal fatto che gli ultimi due secoli siano stati teatro di uno straordinario progresso tecnologico, cercare di eludere le sue leggi ha delle conseguenze sulla qualità della vita e sulla salute.
Ogni stagione stimola dei peculiari movimenti energetici nell’organismo, gli stessi che si muovono e si alternano nel cosmo. Adeguarsi ai “soffi” stagionali attraverso un corretto stile di vita è fondamentale per mantenersi in buona salute.
Le stagioni hanno effetti su di noi: fisici, psicologici, collettivi. L’uomo si comporta diversamente in base al clima e alla stagione e intere culture sono condizionate dagli aspetti geografici e climatici, dai fenomeni terrestri e celesti.
I classici della Medicina Cinese ci ricordano che ogni stagione prepara il benessere per la successiva, e la consapevolezza o meno di questo può generare dei circoli virtuosi o viziosi.

Come si colloca la primavera in questo quadro? Quali sono i suoi particolari “soffi”, e come si manifestano nella natura e nell’ uomo? Qual è stato nella storia e nelle varie culture il nostro rapporto con questa stagione?

La Primavera nei miti mediterranei

 

Come sempre ritengo che un breve excursus linguistico permetta di orientarsi meglio: in latino la primavera è ver-veris, termine dalla radice indoeuropea che significa “tempo”, “stagione”. La locuzione primo vere significa letteralmente “all’inizio della primavera” e, volgarizzata, è passata a indicare in modo generico il periodo della fioritura.

Equinozio significa invece “notte uguale (al giorno)”, perché quando vediamo il Sole cadere perpendicolarmente sull’asse di rotazione della Terra le ore di luce sono pari a quelle di buio; contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, l’equinozio non è un’intera giornata ma un preciso istante astronomico: quello in cui il Sole, nel suo moto apparente, si allinea al grado zero della costellazione dell’Ariete. Questo punto nel cielo del nostro emisfero si chiama punto vernale, punto dell’Ariete o punto gamma.
Quando il Sole raggiunge il punto vernale supera l’equatore celeste e raggiunge la parte settentrionale del cielo, risorgendo simbolicamente dagli inferi invernali, in un ciclico rinnovamento del cosmo. C’è una pluralità di aspetti simbolici legati all’equinozio di primavera, che hanno origine nelle caratteristiche astronomiche: già Dante, nel Paradiso, osserva che

"Surge ai mortali per diverse foci
la Lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,

con il miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
più a suo modo temperatura a suggella"

la traiettoria del Sole interseca quattro cerchi: l’equatore, l’eclittica, il meridiano equinoziale e l’orizzonte, formando tre croci. Nella costellazione dell’Ariete (la “migliore stella”), l’astro  trova il suo “migliore corso”, cioè le condizioni più favorevoli per improntare con la sua forza vitale la materia del mondo (“la mondana cera”), in accordo con la simbologia astrologica (che Dante ben conosceva) secondo la quale nel segno dell’Ariete il Sole è esaltato; inoltre la croce che il tragitto del Sole forma intersecando l’equatore divenne simbolo della passione di Cristo, e quella che forma intersecando il meridiano equinoziale simbolo della Resurrezione, e fin dall’antichità intorno al 25 marzo si celebravano riti stagionali legati alla rinascita, come gli Hilaria, che celebravano la resurrezione di Attis e il suo ritorno alla grande madre, Cibele.

Con ogni probabilità furono gli egizi a immaginare per primi l’Ariete celeste, che culminava quando Sirio sorgeva nel Cane Maggiore: una mappa temporale per prevedere l’alluvione ricorrente del Nilo, che col suo limo fertilizzava le campagne, garantendo la sopravvivenza e l’abbondanza. Amon-Ra, il dio supremo, era rappresentato da una figura umana con corna d’ariete o semplicemente da un ariete. Il tempio di Amon-Ra a Karnak, in Egitto, si trovava alla fine di un grande viale fiancheggiato da sfingi dalla testa d’ariete; all’equinozio di primavera vi si portava la sua statua in processione fino alla necropoli.
A Tebe Amon -Ra fu associato con Amon, il “dio nascosto”, e poi col solare Ra, e a Roma con Giove Ammone dalle corna arietine.

Molti sono i miti legati a questa divinità: per esempio quello in cui Dioniso e il suo esercito si trovarono nel deserto durante una spedizione. I soldati, fiaccati dalla sete, videro apparire un ariete e lo inseguirono, scoprendo una sorgente. Lì Dioniso fece costruire un tempio dedicato a Giove Ammone ed elevò l’ariete nell’omonima costellazione, in modo che quando questa avesse ospitato il tragitto del Sole avrebbe rinvigorito piante e animali, così come aveva fatto con le truppe nel deserto.

Il mito più noto è quello del Vello d’oro: Issione, re dei Lapiti, chiese al re Deioneo la mano della figlia in cambio grandi ricchezze, ma dopo le nozze lo gettò in una fossa. Un simile delitto era tanto infame da non poter essere purificato, e Issione impazzì come punizione per il male fatto. Zeus ne ebbe pietà e lo liberò dalla follia ma l’uomo, invece di mostrare gratitudine, tentò di usare violenza a Era. Zeus allora da una nube creò Nefele, una creatura che aveva le sembianze della stessa Era: Issione, ingannato dalla somiglianza, generò con lei i Centauri.

Sdegnato da tanta slealtà,  Zeus lo legò a una ruota infuocata e lo lasciò bruciare in eterno, ma Era, impietosita dalla sorte di Nefele, le combinò il matrimonio con Atamante, re di Coronea. Da loro nacquero Frisso ed Elle, ma presto Atamante ripudiò la moglie e sposò Ino, che non amava i figliastri e cercò subito di liberarsene: persuase le donne del paese a tostare di nascosto il grano per la semina, in modo da compromettere il raccolto. Preoccupato per la carestia che ne seguì, Atamante inviò dei messaggeri all’oracolo di Delfi e questi, al soldo di Ino, dissero che il dio esigeva il sacrificio di Frisso e Elle. Nefele allora mandò in soccorso ai due ragazzi il Crisomallo, un ariete volante dal vello d’oro, che li portò verso Oriente. Elle cadde dalla groppa precipitando nel mare che da allora si chiamò Ellesponto, Frisso invece arrivò in Colchide, dove regnava Eete, figlio di Elio, e subito sacrificò l’ariete a Zeus in segno di riconoscenza appendendone il vello a una quercia, in un bosco sacro ad Ares. Nefele, sua volta,  pose l’immagine dell’Ariete in cielo, da dove presiede la semina di quello stesso grano che Ino aveva reso sterile. Questo è quanto accadde prima delle mitiche vicende degli Argonauti.
Una volta si si usava adagiare i neonati in un vello d’ariete per infondere loro la vitalità di Ares  (a cui era dedicato il bosco in cui si trovava il vello) e del Sole (la Colchide era governata da uno dei figli di Elio); le dignità astrologiche del segno vogliono l’Ariete governato da Marte, con il Sole in esaltazione: una combinazione ricca di calore propulsivo e vitale, squisitamente primaverile. Inoltre la forma geroglifica del segno ricorda sì le corna dell’ariete, ma anche le prime due foglioline che spuntano dal germoglio. Nel periodo dell’anno tradizionalmente associato all’Ariete, inoltre, si celebra la Resurrezione di Cristo, di cui il Sole è uno dei simboli.
Proprio questo momento, in cui tutta la Terra è pervasa dal fermento primaverile, spesso segnava anche l’inizio del nuovo anno: nella tradizione mithraica, per esempio, all’equinozio si compiva il sacrificio del Toro primordiale al dio solare Mithra, il Kosmokràtor, animatore del cosmo.

Analogia tra il glifo dell'Ariete, la foliazione iniziale del germoglio e le corna dell'ariete

Per volere di Romolo, mitico fondatore della città e figlio di Marte, anche a Roma l’anno iniziava a Marzo, quando si bruciavano le erbe secche dell’inverno e si rinnovava il fuoco nel tempio di Vesta: (“Signore delle armi, da cui si crede che io sia nato, e io ne farò fede con molte prove, voglio che da te sia denominato il primo mese Ovidio, Fasti). Il nome stesso del mese di Marzo (Martius), in cui cade l’equinozio, è dedicato a Marte, padre celeste di Roma, che aveva il ruolo di proteggere e definire la comunità. Mars-Martis deriva dalla stessa radice di mas-maris (maschio adulto).
Come divinità femminile si celebrava invece Anna Perenna, la Luna di Marzo, per facilitare la transizione dal vecchio al nuovo anno. Anna Perenna è la luna che con il suo ciclo fecondo garantisce il nutrimento a tutte le creature; se il suo nome, dal latino annare, indica il passare da un anno all’altro, nella radice indoeuropea anna indica l’essenza vitale del cosmo: nell’induismo la dea Annapurna è la luce che risplende in ogni essere.
Tornando a  Marte, siamo soliti associarlo al greco Ares, con cui condivideva il coraggio e il valore guerriero; ma mentre Marte era una divinità  generatrice e protettrice, che convogliava la sua forte espressione vitale nella crescita e nella difesa della sua stirpe, Ares è stato sempre considerato considerato un guerriero sanguinario: essere dalla statura sovrumana, armato fino ai denti, lanciava grida spaventose. A volte lo si rappresentava su un carro, accompagnato dai suoi figli Deimos (Terrore) e Phobos (Paura). Amante del fragore della battaglia, delle carneficine e dei saccheggi, si diceva che dimorasse in Tracia, considerata dai civili ateniesi un paese selvaggio. Tutti gli altri dei lo odiavano, tranne Eris, Afrodite e Plutone (non a caso altro governatore dell’Ariete), contento di poter accogliere nell’Ade le anime dei guerrieri. La sua forza bruta non è necessariamente sinonimo di vittoria: nei miti legati al dio, Atena lo ha sconfitto due volte ed Eracle lo ha messo in fuga.

Se è spontaneo associare l’idea della primavera agli dei solari che muoiono e risorgono (oltre a Cristo c’è Mithra, con cui Gesù condivide il “compleanno”, poi Attis, Osiride, Tammuz, solo per citarne alcuni) o a miti come quello di Ade e Persefone, non è altrettanto immediato ricondurre le energie primaverili ad Ares, rabbioso e sanguinario.
Sarà la Medicina Cinese e spiegare meglio il nesso tra l’energia della primavera nell’ aspetto protettivo e costruttivo di Marte e in quello irruente di Ares.

La Primavera secondo la Medicina Cinese

"Legno"
"Fegato"

Secondo la Medicina Cinese, che si fonda sul legame tra macrocosmo e microcosmo-uomo, tutte le energie cosmiche si riflettono in una serie di manifestazioni specifiche: una stagione, un agente metereologico, una costituzione psico-fisica, una coppia organo/viscere, un’emozione, un sapore, un odore, un colore ecc.
La Primavera si associa al Movimento Energetico Legno, che nel corpo si riflette nel Fegato e nella Vescica Biliare.
Nell’ideogramma che indica la vegetazione, il tratto orizzontale rappresenta il suolo, i tratti obliqui le radici della pianta e  il tratto verticale il germoglio che esce dal suolo. L’idea complessiva è di qualcosa che, radicato nello Yin, cresce e si esprime nello Yang.
L’ideogramma del Fegato invece ha due radicali: il sinistro, presente anche negli ideogrammi di altri organi, indica la carne. Il destro indica un pestello e l’atto di macinare, e per estensione attaccare, distruggere, opporsi, offesa, ingiuria.I tratti orizzontali però possono rappresentare le corna di un animale che si uniscono a un tratto verticale che spinge in basso: rappresenta una sorta di scudo conficcato a terra, con l’idea di difendere e proteggere; qui si intende la dimostrazione di forza come segno di vitalità. Il Fegato, che nell’Impero-organismo è definito “il generale d’armata”, ha il ruolo di proteggere dai pericoli che vengono da oltre le frontiere (fattori patogeni esterni) e da quelli interni al regno (fattori patogeni interni).
Questo significato ha molto a che fare con alcune caratteristiche che abbiamo attribuito a Marte: l’irruenza e la forza  ma anche l’aspetto difensivo e protettivo.
Chiunque abbia mai piantato un seme sa che questo, arrivato il momento giusto (quasi sempre a primavera), germoglia. Per nascere, il germoglio deve rompere la scorza del seme e far uscire la prima radichetta e il minuscolo fusto, che deve bucare il terreno e dare alla luce la prima coppia di foglioline. Per fare questo c’è bisogno di una grande forza propulsiva, la stessa spinta che permette ai bambini di nascere.
L’energia che presiede alla nascita, che sia di un germoglio, di un bambino o dell’intero universo, deve essere enormemente concentrata, dirompente, esplosiva: un’energia che per sua natura deve manifestarsi senza vincoli. Il Legno teme le costrizioni: un albero ha bisogno di svilupparsi con i rami verso il cielo e con le radici nella terra, a costo di spaccare l’asfalto o buttare giù i muri: è l’erompere della primavera.
Così come è presente nel cosmo, questa energia è presente nell’organismo, e, se prevalente rispetto alle altre, definisce una costituzione.

Costituzione Legno

La costituzione è il riflesso delle energie all’interno dell’individuo. Nell’uomo risuonano le stesse energie che troviamo in natura, e la costituzione è l’ imprinting che conferisce caratteristiche specifiche alla struttura psico-fisica. Non è un dettame rigido, ma definisce delle tendenze, delle abilità potenziali; le caratteristiche costituzionali saranno influenzate anche dall’ambiente in cui l’individuo si sviluppa: c’è una componente innata, data dall’insieme delle influenze cosmiche e genetiche, e una componente acquisita determinata dal contesto e dalle esperienze.
La Medicina Cinese osserva le caratteristiche costituzionali in un’ottica di prevenzione: conoscere i punti di forza e i punti deboli significa poter consigliare lo stile di vita più adatto e applicare le opportune tecniche di riequilibrio per raggiungere e mantenere lo stato di salute.
Nel nostro organismo sono presenti  e attivi tutti i movimenti energetici: la costituzione è data da quelli che prevalgono, in genere uno o due.

Il Legno rappresenta un’energia propulsiva, dinamica, che permette la nascita e la rinascita. Quando parliamo di Legno ci riferiamo alla vegetazione che ha bisogno di esprimersi liberamente nello spazio: la pianta cresce e bisogna saperla portare nel modo e nel momento giusto, altrimenti cresce troppo o, se eccessivamente costretta, può morire.
Come nel seme c’è il progetto dell’albero, in noi questa energia dà la capacità di progettare, l’intuito e la creatività, il desiderio di intraprendere; nel nostro organismo risuona nel Fegato e nella Vescica Biliare, che sono l’organo e il viscere più rappresentativi dell’energia Legno come la osserviamo in natura: sono volti all’azione, alla progettazione, al movimento: secondo la Medicina Cinese il Fegato è il serbatoio del sangue e lo raccoglie per distribuirlo al bisogno, per esempio inviandolo ai muscoli per consentire il movimento. Anche gli occhi sono legati al Fegato: con essi vediamo dove andiamo, valutiamo il contesto in cui siamo immersi e in base a questo decidiamo un piano d’azione; non per nulla il Fegato è “il generale d’armata” che pianifica le strategie, e l’occhio, la visione in senso lato, è indispensabile per farlo: di una persona capace di valutare le situazioni in anticipo, per esempio, diciamo che “ci vede lungo”. Dante colloca gli iracondi nella terza cornice dell’Inferno, accecati dai fumi: la rabbia, emozione associata all’energia del Legno, offusca la visione lucida delle cose.

Anche la capacità adattamento all’ambiente e la sensibilità a determinati fattori cosmopatogeni è legata alla costituzione: un soggetto Legno sarà più sensibile degli altri al vento, anche solo alla brezza primaverile.
Il vento si associa al movimento energetico Legno e alla primavera perché è un’energia molto mobile, così come il legno è molto dinamico. Il vento rappresenta l’estremizzazione del movimento, in grado di agitare troppo qualcosa che è già molto dinamico per natura.
Appartiene al Legno tutto ciò che rappresenta un inizio: (per es l’Est, dove sorge il sole): è l’energia della nascita, l’energia propulsiva che permette il primo vagito, quella contenuta nel seme che fa uscire il germoglio, quella che la mattina ci dà la spinta per alzarci dal letto.
Il Legno, se equilibrato, è molto creativo, bisognoso di nuovi stimoli: ama uscire dagli schemi, non per essere anticonformista per principio, ma perché sa guardare “oltre”, e attraverso nuovi stimoli può creare nuove cose. I soggetti Legno amano e traggono particolare beneficio dall’attività fisica: hanno bisogno di essere sempre in movimento, anche da un punto di vista psichico. Spesso sono leadernaturali: quasi sempre individualisti, spesso trovano seguito senza neanche cercarlo.

La progettualità sana del Legno è in grado di adattarsi e trasformarsi sia nel quotidiano sia, in generale, nel progetto di vita: c’è chiarezza di visione nel progetto, per piccolo che sia.
Fisicamente il tipo Legno non sempre è alto ma è longilineo, tende verso il cielo come una pianta. L’aspetto peculiare è la nervatura accentuata, come quella delle foglie: si vedono bene i tendini, soprattutto delle mani. Lo sguardo è molto mobile. Dal punto di vista psichico è entusiasta, pieno di iniziative, insofferente all’attesa dei tempi altrui. Di solito mantiene un aspetto giovanile fino a tarda età, invecchia bene perché è capace di rinascere e  rinnovarsi proprio come la vegetazione a primavera.
I punti deboli del Legno sono a livello del movimento: tendini, legamenti, contratture, crampi. Può avere anche problemi agli occhi e alle unghie, alcuni tipi di cefalee, soprattutto laterali o apicali, ed è molto sensibile al vento, inteso non solo come fattore atmosferico, ma anche come come elemento repentino e inatteso, che arriva all’improvviso e all’improvviso se ne va, come le allergie primaverili.

Il Legno e la rabbia

L’emozione associata al Movimento Legno è la rabbia.
Quando parliamo di emozioni in Medicina Cinese parliamo anche di aspetti fisici: corpo e mente si fondono nell’unità uomo in un senso più profondo di quello che intendiamo quando usiamo gli aggettivi “psicosomatico” o “somatopsichico”, che lasciano intendere che ci sono due elementi, psiche e soma, indipendenti l’uno dall’altro, che interagiscono ma restano separabili. In Medicina Cinese quando parliamo di un organismo parliamo contemporaneamente di corpo, di meccanismi organici, di emozioni, di stile di vita, di rapporto con la società e il tempo: quello che mangiamo influenza il modo in cui percepiamo il reale, e di conseguenza il pensiero. La lingua che parliamo influenza il meccanismo di costruzione del pensiero, e di conseguenza il modo di percepire il mondo, e di conseguenza ancora il modo in cui ci muoviamo nel mondo con l’atteggiamento posturale.

Allo stesso modo in cui se in natura freddo, caldo, sole, pioggia e tutti gli agenti atmosferici si susseguono in modo equilibrato e in armonia con la stagione, c’è armonia anche nella terra, che non si secca eccessivamente, non si allaga, e i raccolti vengono bene. Se un elemento però si esprime in maniera eccessiva per quantità o intensità, per esempio se piove per mesi o se non piove per mesi, o se è sempre buio, la terra e i raccolti avranno problemi.
Nell’organismo le emozioni agiscono allo stesso modo: nel momento in cui si alternano senza fissarsi determinano un movimento di energia favorevole, ma se sono troppo intense muovono il Qi in modo disordinato. Questo disordine può arrivare a toccare gli organi: un’emozione eccessiva può limitare il funzionamento energetico dell’organo e dunque danneggiarlo: esso non riuscirà più a sostenere le sue funzioni, tra cui quella emozionale.
Quando le emozioni sono troppo intense o persistenti, o ancora quando non sono espresse diventano causa di malattia, le “cause interne” di cui si parla in Medicina Cinese: la rabbia trattenuta è una delle condizioni più dannose a livello energetico.
Secondo la Medicina Cinese la nostra energia si muove costantemente, seguendo traiettorie ben precise: ogni cosa va nella giusta direzione, se l’organismo è in equilibrio. Le emozioni muovono il Qi: la rabbia, per esempio, lo dirige verso l’esterno e verso l’alto, nel movimento che compie il germoglio per uscire dalla terra: gli occhi sporgono dalle orbite, iniettati di sangue, il viso diventa rosso, la gestualità ampia e a scatti.
Le emozioni innescano una serie di meccanismi fisiologici per rispondere uno stimolo esterno: per esempio la rabbia fisiologica è una manifestazione funzionale che attraverso la sua espressione “rimuove un ostacolo”, così come il germoglio rimuove la terra per uscire; la limitazione genera frustrazione e la rabbia è un tentativo dell’organismo di liberarsi dalla costrizione. Manifestare la rabbia non vuol dire farlo in modo violento, ma riconoscerla e canalizzarla perché non non sia distruttiva.

Perché l’energia del Movimento Legno, legato alla primavera e alle sue manifestazione che istintivamente percepiamo come armoniose e piacevoli, è connessa alla rabbia?
Perché la stessa energia dirompente che dà l’impulso alla nascita, se in eccesso diventa distruttiva e, fuori controllo, può anche bloccare la trasformazione dell’energia vitale. Il Legno permette l’espressione di sé, che può avvenire in molti modi; perché sia corretta necessita di un “progetto” e la rabbia, se fisiologica, con la sua spinta indirizza all’obiettivo e permette di rimuovere gli ostacoli.
La frustrazione indica che c’è un impedimento: la rabbia porta ad agire in modo pratico, attraverso l’azione; in una dinamica di attuazione, il non potersi esprimere perché la situazione non lo permette crea un blocco anche nel corpo, una compressione che spinge il Qi nella direzione propria della rabbia (verso l’esterno e verso l’alto), ma lo fa con eccessiva forza.
Il Fegato governa la libera circolazione del Qi tutti gli organi; se il Qi di Fegato viene turbato dalla rabbia questa funzione viene compromessa e possiamo avere il cosiddetto Qi ribelle: per esempio il Qidi Stomaco, che va naturalmente verso il basso, se c’è forte rabbia altera il suo corso naturale e si può avere nausea, reflusso, vomito. Per questo si consiglia di mangiare in un clima sereno.
Se prolungata nel tempo la rabbia si cronicizza e genera calore, soprattutto nella parte alta del corpo: cefalea frequente ai lati della testa o all’apice, tensione muscolare alle spalle o al collo, ipertensione, acufeni.
Se questa emozione non è accolta, compresa e trasformata tende a crescere fino a creare una serie di squilibri anche seri, a seconda di qual è l’organo bersaglio: il Legno può espletare la sua azione anche sul Movimento Terra (Stomaco e Milza) perché la controlla, così come in natura le radici possono impoverire la terra e impedirne il respiro: ci possono essere i gonfiori intestinali, distensione addominale, malassorbimento.
La medicina cinese tiene in gran conto le emozioni in quanto causa di malattia; per questo ha sviluppato pratiche energetiche come il Qi Gong o la meditazione, che permettono una centratura che non significa non provare emozioni, ma creare le premesse perché queste siano in equilibrio.

Esistono modalità di espressione corretta della rabbia, a seconda delle modalità personali di percezione della rabbia stessa: c’è chi ha bisogno di convogliarla in un’azione fisica e non riesce a stare fermo; in questo caso più che la meditazione è meglio fare attività fisica facendo attenzione al respiro. Quando la rabbia si esprime con il suono, gridando, è meglio assecondarla, magari scegliendo un contesto adatto: urlare in un cuscino, urlare in macchina o cantare, come fa la protagonista delle serie animata AggRetsuko, una tenera panda rossa di nome Retsuko che sfoga le sue frustrazioni cantando death metal al karaoke.

Possiamo trasformare la rabbia, per esempio, attraverso la creatività manuale o espressiva (arti figurative, musica o altro) perché l’energia del Legno trova un canale appropriato nell’atto creativo e nell’espressione di sé . Ci sono poi molte tecniche di riequilibrio energetico nel Qi Gong, da eseguire sempre sotto la guida di un insegnante. Naturalmente se ci sono anche disturbi fisici tutto questo da integrare in un percorso medico.

In primavera, in accordo con la stagione, dovremmo favorire un atteggiamento di apertura: secondo i classici dovremmo svegliarci presto, camminare con ampi passi, lasciando i capelli sciolti il corpo in libertà.
Consigliato il movimento e l’attività fisica, stare all’aperto, camminare nel verde. Tutto questo permette di esprimere l’energia del Legno.
Non adeguarsi ai “soffi” della primavera può danneggiare l’energia del Fegato e creare i problemi che si manifesteranno nella stagione successiva. la stasi di Qi di Fegato si può manifestare nel corpo (dolori diffusi, cefalee) e nelle emozioni (sbalzi d’umore, irritabilità, sindrome premestruale e disturbi del ciclo per le donne).
In questo periodo le limitazioni imposte dal Covid non permettono molte delle modalità di espressione dell’energia stagionale, ma trovare il modo di farlo nonostante le difficoltà è importante proprio per quella stessa salute che vogliamo salvaguardare adeguandoci alle regole.
L’energia del Legno teme di costrizioni, e quindi soffre la compressione emotiva e sociale di questo periodo, soprattutto in primavera, quando sentiamo la necessità di movimento e attività fisica e mentale; un orto, un giardino o un terrazzo permettono stare a contatto con la terra e le piante, che esprimono al massimo l’energia del Legno; in ogni caso si può praticare attività fisica in casa. La musica può aiutare a esprimersi liberamente sia attraverso la danza sia attraverso il canto o la pratica di uno strumento. Tutte le attività artistiche e creative fanno sì che l’energia del Legno si esprima. La meditazione (soprattutto se mirata al Fegato e alla Vescica Biliare) e il Qi Gong sono ottime soluzioni.