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Athelas

Studio di Medicina Cinese e Discipline Bionaturali

Medicina Cinese: quali sono le tecniche complementari?

I campi d’applicazione della Medicina Cinese sono cinque  e comprendono agopuntura, massaggio TuiNa, Fitoterapia, Alimentazione e Ginnastiche Mediche (Qigong).

La Medicina Cinese prevede la perfetta integrazione tra queste 5 aree e ancora oggi, compatibilmente con il contesto personale, sarebbe opportuno coinvolgere tutte le risorse a disposizione. Anche quando l’integrazione non è possibile, però, la pratica anche di un’unica disciplina permette di ottenere ottimi risultati.

Oltre ai 5 campi d’applicazione principali esistono delle tecniche complementari, utili strumenti che facilitano il lavoro dell’operatore e ottimizzano il risultato dei trattamenti, soprattutto in agopuntura e nel TuiNa, ma che si possono praticare anche in maniera indipendente.

Grazie all’universalità dei principi della Medicina Cinese, oggi è possibile integrare nella pratica clinica anche Fiori di Bach, oli essenziali, cromoterapia e altre discipline più recenti, ma le tecniche complementari tradizionali sono Coppettazione, Moxibustione, Guasha e Martelletto a Fior di Pruno.

Coppettazione

 

La Coppettazione è uno dei metodi di trattamento più antichi e diffusi, ma non è appannaggio esclusivo della Medicina Cinese: se ne trovano tracce in India, Medio Oriente, Grecia antica, Francia, Spagna, Italia come metodo per curare gli ascessi. Le coppette inizialmente erano corna vuote di animali (il termine cinese Jiaofa significa proprio “metodo delle corna”); oggi si usano coppette in silicone, vetro, bambù o plastica, anche se in alcune zone, come Tibet e Mongolia, è ancora diffuso l’utilizzo delle corna.

Nella pratica, la Coppettazione consiste nell’applicare una o più coppette di varie dimensioni direttamente sulla pelle per esercitare una pressione negativa sull’ area da trattare. A seconda del materiale il metodo d’applicazione varia leggermente: per le coppette di vetro si aspira l’aria al loro interno con una fiamma e si appoggiano velocemente sulla pelle. In alcune zone d’Italia qualcuno pratica ancora in casa questo metodo usando tazzine da caffè.

Quelle di bambù si possono applicare allo stesso modo di quelle di vetro o anche facendole bollire insieme a erbe officinali e appoggiandole su un panno interposto tra la coppetta e la zona interessata.

Le coppette in plastica o resina a vuoto pneumatico, invece, non richiedono l’uso della fiamma perché sono dotate di una valvola da cui si aspira l’aria con un’apposito strumento.

Esistono diverse metodologie dei trattamento, ma in linea di massima l’applicazione può essere statica (la coppetta rimane fissa su un punto) o dinamica  (la coppetta si fa scorrere lungo un tratto lubrificato con olio o crema). Sotto controllo medico le coppette si possono usare per eseguire salassi.

La coppettazione favorisce la circolazione del sangue, disperde l’umidità e allevia i disturbi muscolari. È controindicata in caso di lesioni o alterazioni cutanee, infiammazioni, nei in rilievo, problemi di coagulazione. Non si pratica sul viso e, in stato di gravidanza, si evita anche l’applicazione sull’addome, salvo casi di particolare necessità e sotto stretto controllo medico.

Moxibustione

Artemisia Vulgaris

E’ noto da sempre come l’applicazione del calore abbia proprietà terapeutiche e apporti sollievo in molti casi; anche la medicina cinese lo ha reso parte integrante delle proprie risorse già dal VII sec. a.C, periodo dei primi testi conosciuti relativi all’uso dell’artemisia essiccata e macinata (moxa) per la cura di diverse malattie: la Moxibustione, che in cinese è indicata col il termine Jiufa, permette di trattare meridiani, agopunti o intere aree del corpo sfruttando le proprietà del calore. Il termine moxa deriva dal giapponese Moekusa, che vuol dire “erba che brucia”: in particolare si fa riferimento all’artemisia (Artemisia Vulgaris), una pianta molto diffusa sia in Asia che in Europa. La moxa, infatti, oggi è composta nella maggior parte dei casi da artemisia pura essiccata e compressa, oppure da artemisia
miscelata con altre piante officinali. La caratteristica che rende l’artemisia la scelta d’elezione nella composizione della moxa è la capacità di mantenere una temperatura costante di circa 670°. Nella pratica pediatrica si usano bastoncini d’incenso.

Tradizionalmente l’artemisia veniva raccolta nel quinto mese lunare e le foglie, lasciate essiccare per tre anni, erano poi macinate e polverizzate fino a raggiungere la consistenza della lana. Oggi la moxa si trova in varie forme:

Sigari composti di lana di artemisia avvolta nella carta. Esistono anche sigari senza fumo, dal calore meno intenso. Questo è il metodo più diffuso di utilizzo dellamoxa: si accosta il sigaro alla pelle, a distanza di 2-3 cm, e si muove in senso rotatorio o “a beccata d’uccello” sul punto, o con moto lineare sul Meridiano da trattare.

Lana sfusa: duttile e versatile, si può dividere e modellare a piacimento. Molto usata in agopuntura, si applica sull’estremitàdell’ago opposta a quella di infissione. La lana di moxa si può appoggiare direttamente sul punto o su uno strato di zenzero, aglio o sale grosso, a seconda del risultato che si vuole ottenere.

Telai o scatole: hanno una rete metallica sollevata all’interno, su cui viene sistemata la lana o pezzi di sigaro. Serve a scaldare aree di grandi dimensioni.

Coni adesivi: sono piccoli coni di moxa con una base adesiva che si fissano sui punti e vi si lasciano fino a esaurimento.

 

La Moxibustione è consigliata nei disturbi da freddo, umidità e stasi. È controindicata in caso di alterazioni della sensibilità al dolore, diabete, patologie cutanee e  in prossimità degli organi di senso, delle mucose e di grossi vasi sanguigni. Non tutti i punti si possono moxare, soprattutto in gravidanza.


Guasha

 

La tecnica del Guasha, o Guafa, è più recente rispetto alla moxibustione: la prima descrizione risale al XIII sec. d.C. Il termine significa “grattare” (Gua) e “sabbia” (Sha).

Il Guasha consiste nello sfregare energicamente la cute lubrificata con oli o creme fino a produrre intenzionalmente arrossamento nelle zone trattate, per  riattivare la circolazione di energia e sangue.

Gli strumenti usati per questa pratica sono di varie forme, dimensioni e materiali: corno, plastica, osso, minerali come quarzo rosa, granato o giada, metallo, legno. Alcuni sono più grandi e si usano su aree più estese, altri più piccoli servono a trattare singoli punti e aree limitate; tutti hanno i bordi arrotondati per non graffiare la pelle. Ogni passaggio si effettua su tratti lunghi massimo 10-15 centimetri fino a che l’arrossamento non subisce più variazioni, nel rispetto della tolleranza cutanea individuale.

L’azione è concentrata sul tessuto connettivo, considerato come un’unica membrana che ha la facoltà di collegare l’interno e l’esterno dell’organismo e risponde a stimoli meccanici.

Il Guasha è indicato, per esempio, nel trattamento di persone anziane. È controindicato se ci sono problemi dermatologici, ferite, abrasioni, contusioni, ustioni, rash cutanei, nei o zone ipersensibili. Non si usa mai sull’addome di donne in gravidanza.

Martelletto a Fiore di Pruno

 

Il Martelletto a Fior di Pruno (Qixin Zhen), è fatto di metallo, corno o più frequentemente plastica. Ha una testina monouso intercambiabile con 5 o 7 piccoli aghi.

Si usa per stimolare la cute provocando arrossamento o microsanguinamento in presenza di calore o per trattare particolari punti detti Luo.